Si prevede che quest’anno la crescita economica globale continui a diminuire, con i driver della crescita che si sposteranno dagli Stati Uniti alla Cina e, in misura minore, all’Europa. A livello globale, l’inflazione resterà un problema per il 2023, con le autorità (governi, Banche Centrali) che monitoreranno attentamente l’andamento dei prezzi.
La recessione in Europa sarà più contenuta di quanto previsto inizialmente, sostenuta da temperature più miti, sostegno fiscale e aziende maggiormente in grado di adattarsi al razionamento dell’energia. Tuttavia, la ripresa sarà modesta.
È probabile che negli Stati Uniti l’economia sia sostenuta dalla resilienza dei consumi locali, con un rinvio delle aspettative di recessione al secondo semestre.
In Cina, la ripartenza graduale dell’economia cinese dovrebbe costituire un tema dominante del 2023. Prevediamo una fortissima ripresa della spesa per i consumi a partire dal secondo semestre.
Sul fronte azionario, è probabile che le aziende con un debito piuttosto basso e margini di profitto solidi riescano a fronteggiare il potenziale impatto negativo di condizioni finanziarie più restrittive: aumento dei tassi di interesse che penalizza la capacità delle imprese di finanziarsi, aumento dei prezzi e calo dei consumi a causa dell’inflazione. Nel complesso, la diversificazione sarà fondamentale. Ci focalizziamo sui settori in grado di far fronte alla recessione, controbilanciati dalle opportunità trascurate dagli investitori. A livello geografico, riteniamo che gli investitori dovrebbero privilegiare l’Asia rispetto agli Stati Uniti. Cina e Giappone, ad esempio, sono entrambi favoriti dalla ripartenza della loro economia e da uno scarso posizionamento degli investitori.
Dopo l’anno peggiore degli ultimi decenni per i mercati obbligazionari, l’aumento dei rendimenti globali, trainato dai rialzi dei tassi di interesse a livelli che non si registravano da molto tempo, ha reso le obbligazioni un’alternativa interessante ai titoli azionari. Ai livelli attuali, i rendimenti del credito sono molto interessanti, il che lo rende un importante driver di performance nel 2023.
L’inflazione è destinata a rimanere volatile e strutturalmente più elevata rispetto agli ultimi decenni. Pertanto ancora una volta, la gestione attiva potrebbe dimostrare la propria efficacia e i vantaggi che comporta per gli investitori.
Dopo 10 anni di assenza, l’inflazione è ritornata prepotentemente alla ribalta. Alle prese con queste nuove dinamiche, le Banche Centrali sono state indotte ad assumere posizioni molto restrittive, che hanno determinato un rapido aumento dei tassi di interesse, con il peggior calo mai registrato dai rendimenti obbligazionari e il crollo dei mercati azionari. Con l’aumento dei timori di recessione, le speranze di un cambiamento nell’atteggiamento delle Banche Centrali hanno alimentato il rimbalzo degli asset rischiosi, ma la riunione di fine anno della Federal Reserve statunitense e della Banca Centrale Europea hanno deluso i mercati. Infine, la Cina ha finalmente revocato la sua rigorosa politica “zero Covid” per sostenere la ripresa dell’economia ed evitare una potenziale recessione.
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